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Bronte

Vera e propria perla ambientale, nel cuore di un territorio reso prezioso dalla “compresenza” di ben due aree protette quali il Parco dell’Etna e il Parco dei Nebrodi. Il suo territorio di 24.990 ettari si estende da un'altitudine minima di m. 380 ad una massima di m.3.112, risulta tra i piu estesi della provincia di Catania. A Bronte vive una popolazione di circa 20.000 abitanti. L'abitato, ubicato sopra un pendio lavico della zona nord-ovest dell'Etna, domina la valle del Simeto. Da qualunque parte si volga lo sguardo si offrono all'osservatore le immagini della lussureggiante e variegata campagna siciliana, che, senza soluzione di continuità appare, assolata e quieta.
Ulivi, aranci, siepi di fichi d'India, mandorli, castagni, noccioli, viti, peri e pistacchi convivono su un suolo contraddistinto da terre vulcaniche e argillose. Anche dove successive eruzioni hanno ricoperto il territorio di dura roccia lavica, i contadini brontesi, sfruttando gli insegnamenti degli antichi dominatori arabi, tramandati da padre in figlio, sono riusciti ad impiantare alberi di pistacchio, che proprio sulla roccia lavica crescono rigogliosi: anzi, proprio in questo habitat, proibitivo per ogni altro tipo di vegetazione, si produce la migliore qualità di pistacchio presente sui mercati mondiali. 
Furono gli Arabi, strappando la Sicilia ai Bizantini, a promuovere e a diffondere la cultura del pistacchio nell'isola e, a conferma di ciò, basta considerare l'affinità etimologica del nome dialettale dato al pistacchio col corrispondente termine arabo. "Frastuca" il frutto e "Frastucara" la pianta derivano infatti dai termini arabi "fristach", "frastuch" e "festuch" derivati a loro volta dalla voce persiana "fistich".
Il pistacchio appare però l’unico catalizzatore di interesse per questa realtà che ha ben altro da offrire e da aggiungere alla sua offerta turistica. La tradizionale Sagra che si tiene puntualmente ogni anno solo per pochi giorni non riesce a perdurare nel corso delle altre stagioni.
In quest’ultima, ai piedi del vulcano Etna, nel territorio di Bronte, conobbe la massima espansione tanto che nel 1860 interi pascoli e terreni incolti furono trasformati in pistacchieti e la pianta coltivata divenne il fulcro di tutto il sistema agricolo ed economico dell’area. Il patrimonio artistico e culturale con le sue chiese Santuario Annunziata, Chiesa Cappuccini, Chiesa S.M. delle Grazie, Chiesa Santa Caterina, Chiesa Madre, S.Maria del Soccorso,Chiesa San Nicolò, Chiesa San Silvestro, Chiesa del Rosario,Chiesa Sacro Cuore, Chiesa Sant'Antonio, Chiesa San Blandano, Chiesa San Giovanni, Chiesa San Sebastiano, Madonna della Catena, Madonna del Riparo, Convento San Vito, con il Castello di Nelson, con il Real Collegio Capizzi e con la tipicità delle sue strade e del centro urbano, fa di Bronte uno dei paesi più visitato ed attrattivo dell’intera area etnea.